La banda di Riva in Rocca nel 1925

 

 l 14 maggio 1929 tutto il materiale in possesso della banda, compreso gli strumenti, viene consegnato al Dopolavoro per la costituzione di una nuova banda. La banda diretta da Mastrangelo lascia quindi il posto ad una nuova formazione, la banda dei “giovani marinaretti”.Nel 1934 viene infatti organizzata una scuola filarmonica cittadina del Dopolavoro. La nascita ufficiale di questa formazione è datata primavera 1935. In un pomeriggio di un “sabato fascista” (veniva così chiamato il tempo che veniva dedicato all'apprendimento delle discipline marinare”) molti ragazzi di Riva “marinaretti” dell'opera nazionale balilla furono invitati a recarsi presso la Rocca, dove disordinatamente e accatastati l'uno sull'altro in uno stanzone si trovavano gli strumenti musicali della banda Mastrangelo. Questi ragazzi, ricorrendosi e facendo a gara di chi primo arrivava…….scelsero uno strumento. Sotto lo sguardo divertito e attendo del capitano Achille Chincarini, affiancato dal Maestro della banda del 5° reg. artiglieria pesante di stanza nella caserma Damiano Chiesa (attualmente Istituto Tecnico Commerciale), il maresciallo Barone (di origine siciliana) invitò i ragazzi (tra i dodici e i quindici anni) a soffiare negli strumenti, con risultati immaginabili. Dopo opportune selezioni e molte ore di insegnamento nell'ottobre del 1935 una formazione di venti elementi potè esibirsi con due marci, la numero 10 e la numero 11 durante la partenza dei soldati italiani per l'Africa orientale dalla stazione della ferrovia Mori-Arco-Riva. Il trenino effettuerà l'ultima corsa il 31.10.1935, sostituito poi dal servizio di torpedoni. Negli anni successivi la banda effettuò servizi per le parate militari o fasciste, (vedi foto corteo in V.le Dante a Riva presente presso l'attuale sede del Corpo Bandistico Riva) come la festa dello statuto (5 giugno) la ricorrenza del 28 ottobre (marcia su Roma) le processioni del “Corpus Domini” del venerdì Santo, per i saggi ginnici ed altre manifestazioni nazionali e locali.

La banda dei marinaretti alla stazione dei treni di Mori che aspettava il treno con Hitler e Mussolini

   

Dopo il Maestro Barone la banda fu diretta per qualche tempo da altri due Maestri: Mario Maino, soprannominato “chichibbio” che è ancora ricordato dai bandisti superstiti per la colorita espressione “porcoddieci”, che sovente usciva dalla sua bocca nel corso delle prove e Silvio Bonometti, nel cui nome è racchiusa significativamente la sua bontà, che diresse questa formazione fino all'esaurimento. Per l'anedottica si ricorda ancora oggi (vedi foto presso la sede del Corpo Bandistico Riva) il servizio alla stazione di Mori in occasione del passaggio del treno che recava Hitler e Mussolini a Roma il 03.05.1938 e l'episodio che coinvolse Ezio Marchi, allora marinaretto poi Presidente del sodalizio dal 1978 al 1982………..”la banda era stata posizionata unitamente a tutte le altre formazioni di rappresentanza davanti alla stazione medesima, mentre io venni collocato in fondo alla rampa del binario nord, con l'ordine di eseguire tre squilli di “attenti” al momento dell'arrivo del treno. All'improvviso mi si avvicinò un signore che con mano lesta mi strappò il flicornino, ne tolse il bocchino, le pompe, ne ispezionò la campana, restituendomi il tutto smontato, senza una parola. Mi dissero poi più tardi che si trattò di un'ispezione della polizia anti-attentati……”. La banda dei marinaretti venne poi invitata anche ad accompagnare il rito funebre che si tenne a Gardone in occasione della morte del poeta Gabriele D'Annunzio.(1938) Le cronache ricordano che la banda si imbarcò su un battello salpato da Piazza Catena ( a presenziare al rito la banda andò senza strumenti ed in divisa; nell'estate 2002 Il Presidente del Corpo Bandistico Riva del Garda Tiziano Tarolli assieme al segretario Andrea Peroni hanno potuto verificare di persona presso il Vittoriale di Gardone la presenza di 3 fotografie (sulle 300 scattate per i funerali) dove sono ritratti Ezio Marchi, Dario Mosaner e Mazarini con il duce in primo piano). Ancora Ezio Marchi ricorda: “….non ho pure mai scordato l'esecuzione per ben 14 volte dell'inno “il ritorno del legionario” (mamma ritorno ancor nella casetta) suonato dalla banda in occasione della sfilata dei reparti militari in festa per la presa di “Addis Abeba e conseguente proclamazione dell'impero, 09.05.1936. Dopo la 5a ripetizione il suono iniziò ad affievolirsi progressivamente causa la stanchezza, fin tanto che si udì solo il caratteristico..umpa-umpa-umpapà, supportato dalla grancassa e dal tamburino. Dal 1939 al 1972 non ci furono associazioni bandistiche. Negli anni 50 si sviluppò invece il coro Pozzini.